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17 novembre 2011 Conosciamo i simboli dei cosmetici....?

Quando guardo le etichette dei cosmetici, ogni tanto mi capita di trovare alcuni simboli che, sinceramente, non conosco e non so cosa stiano ad indicare. 
Per questo mi sono messa alla ricerca di una "guida" che potesse fornire una spiegazione semplice e chiara di tutte quelle icone che solitamente troviamo impresse nelle etichette dei nostri prodotti preferiti, ma che spesso non conosciamo e/o, ancor più spesso, per mancanza di tempo, voglia o interesse, di cui non ci andiamo ad informare.
Ebbene, girovagando nel web ho trovato il libro di Nadia Tadioli, intitolato "Senza trucco - cosa c'è, davvero, nei cosmetici che usiamo ogni giorno", che trovo veramente interessante. Oltre a trattare, appunto, il tema dei simboli cosmetici, ha un vero e proprio "piccolo dizionario dei termini cosmetici", una parte dedicata agli oli essenziali, come sceglierli e come utilizzarli, e una parte dedicata agli oli della bellezza.
La licenza del testo ne permette la riproduzione e la distribuzione, quindi vi riporto qui la parte relativa che mi interessava conoscere e "diffondere". 

[...] Tutti i simboli dell’etichetta
La quantità di simboli presenti in etichetta è una prova dell’alacrità dei legislatori europei, disegni stilizzati e per lo più astrusi proliferano senza freno sulle confezioni dei cosmetici, quasi fossero i geroglifici di una lingua remota. Difficilmente ci si fa attenzione, eppure questi simboli ci raccontano molto dei prodotti che usiamo. Impariamo perciò a decodificarli.


È uno dei simboli più antichi e lo troverete accanto alla quantità di prodotto contenuto, per esempio 200 ml e, dove questa lettera (di altezza minima 3 mm e forma prestabilita) sta a indicare che il produttore ha seguito le disposizioni legislative europee nel confezionamento del prodotto. I prodotti contrassegnati con la lettera “e” sono considerati “preimballaggi CEE” e possono essere commercializzati in tutti gli Stati dell’Unione. Infatti, inizialmente venne adottata proprio perché le diversità esistenti tra le varie legislazioni nazionali intralciavano gli scambi e impedivano la diffusione di informazioni precise sui prodotti a tutela dei consumatori. In Italia indica anche che la massa o il volume del prodotto sono meccanicamente predeterminati. È questa una particolarità italiana che verrà eliminata con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea.

Pao: questo invece è uno degli ultimi simboli inseriti (nel 2005) ed è tipico dei cosmetici: riguarda tutti quei prodotti con una durata superiore ai trenta mesi. Il Pao (period after opening) ci dice il numero di mesi nei quali il prodotto si conserva una volta aperto. Non a caso accanto o dentro il simbolo del barattolo aperto troverete un numero con una M, il numero dei mesi, appunto, in cui potrete usare il prodotto in tutta tranquillità. Come succede per le date di scadenza degli alimentari, che spesso sono calcolate per difetto, non significa che la crema sia immediatamente da gettare dopo la scadenza del Pao, ma un’alterazione dell’odore, del colore o della consistenza devono metterci immediatamente sull’avviso. Il Pao non è molto amato dai produttori di cosmetici che lo ritengono poco chiaro e spesso poco compreso dai consumatori. Inoltre la conservazione dei cosmetici dipende moltissimo da come sono usati: lasciarli in macchina sotto il sole dell’estate, o prelevarli con le mani sporche sono metodi sicuri per accorciare la vita del cosmetico.

Consumare preferibilmente entro: questo simbolo invece lo troverete sui cosmetici nel prossimo futuro. La clessidra segna l’inesorabile scorrere del tempo e segnerà anche la scadenza dei nostri cosmetici. Questo pittogramma accompagnato da una data ci indicherà che il prodotto acquistato, con una vita media inferiore ai tre anni, deve essere consumato preferibilmente entro quella data. Già oggi va riportata la data di scadenza, il simbolo permetterà al produttore di evitare la scritta, o meglio le scritte in più lingue. Alla sua scadenza non è che il prodotto diventi improvvisamente tossico, un po’ come per i prodotti alimentari, però insomma…

Conformità alla raccomandazione europea: anche i prodotti solari si sono meritati il loro particolare simbolo, almeno quelle creme che rispondono ai requisiti della raccomandazione della Commissione europea (2006/647/CE) che ha armonizzato i fattori di protezione. Chi non era finora rimasto disorientato dalla quantità di numeri che proliferavano come schegge impazzite sulle confezioni? Il numero dieci poteva essere una crema a bassa, media o alta protezione, variando da Paese a Paese e da marchio a marchio. Oltre a questo, tutti i prodotti solari conterranno sia filtri ai raggi UVA sia agli UVB, i più pericolosi. Sparirà anche la dicitura “schermo totale”, perché non esistono e non sono mai esistite creme in grado di schermare completamente dai raggi del sole, mentre si invitano le persone a fruire del sole in maniera più consapevole. Dal 2008 tutti i prodotti solari italiani hanno adottato questo marchio, scorte di magazzino a parte.

Leggere le avvertenze: quando un cosmetico ha delle controindicazioni o deve essere utilizzato in una precisa maniera, pena conseguenze poco simpatiche, deve riportare sull’imballaggio le precauzioni in italiano. Per esempio: non applicare sugli occhi. Se però le spiegazioni richiedono spazio, possono essere riportate in un foglio o in un cartellino a parte. In questo caso sulla confezione troverete questo simbolo che vi avvisa dell’esistenza di un… bugiardino (così si chiamano).

Imballaggi riciclabili o riciclati: i triangoli costituiti da frecce che si rincorrono nascono
con la direttiva europea del 1983 sugli imballaggi. Vogliono dire che la confezione è riciclabile e potrebbero anche significare che è fabbricata con materiale riciclato, anche solo in parte. Senza ulteriori specificazioni questo simbolo è quindi un po’ ambiguo. I numeri presenti all’interno, da 1 a 6, indicano il tipo di plastica utilizzata secondo un codice prestabilito. Più spesso all’interno viene riportata la sigla del materiale.
Ecco l’elenco delle principali sigle per i materiali:
– AL è la sigla dell’alluminio, materiale poco usato in ambito
cosmetico.
– ACC indica che il contenitore è in acciaio.
– CA specifica che si tratta di carta, accoppiata in genere a
un film plastico.
– PC: policarbonato, è un tipo di plastica trasparente, brillante
e resistente.
– PE: polietilene, è una plastica, una delle più utilizzate e
versatili. Generalmente è morbida.
– PET: polietilene tereftalato, un’altra plastica.
– PP: polipropilene, altro tipo di plastica.
– PS: polistirene, sempre plastica.
– PVC: polivinilcloruro, una plastica praticamente scomparsa dagli imballaggi perché ritenuta cancerogena in varie fasi della vita del prodotto, dalla produzione alla discarica o, peggio ancora, all’incenerimento dove, a causa del contenuto di cloro, facilmente sviluppa diossine.
– VE indica che il contenitore è di vetro.

Materiale dell’imballaggio: se il materiale utilizzato per l’imballaggio non si trova all’interno del triangolo, lo troveremo inscritto in un esagono in un cerchio in genere posto sotto la confezione. In Italia però non è obbligatorio.

Invito al riciclaggio: è l’invito a non disperdere l’imballaggio nell’ambiente dopo l’uso e a inviarlo alla raccolta differenziata, al riutilizzo e al riciclaggio. Molti continuano ad apporlo anche se una modifica alla legge comunitaria del 2002 ha soppresso quest’obbligo, ormai in effetti superfluo. Anche perché chi decidesse di buttare un flacone di crema vuoto dal finestrino non si farebbe certo scoraggiare da un simbolo.

Contributo per riciclaggio: questo simbolo indica che il produttore aderisce ai consorzi, previsti dalla legge, per organizzare il recupero e il riciclaggio degli imballaggi.

Certificazione biologica: questo simbolo si riferisce a una delle certificazioni biologiche più diffuse in Italia per i cosmetici, quella Aiab- Icea. Non esiste ancora una perfetta uniformità di criteri fra le diverse società di certificazione autorizzate dal Ministero delle Risorse Agricole, anche se i vari enti certificatori europei ci stanno lavorando alacremente. Questo simbolo garantisce il rispetto di una lista negativa di sostanze vietate, l’assenza di Ogm, di sperimentazione animale e di radiazioni ionizzanti, mentre certifica la presenza di prodotti agricoli e zootecnici primari da agricoltura biologica certificati. L’attenzione all’impatto ambientale dovuto
agli imballaggi superflui o non riciclabili è un altro punto cardine, con la promozione dell’uso di materie prime
rinnovabili, materiali riciclabili o collegati ad un sistema di restituzione dei vuoti.

Certificazione biologica: questo è il marchio che la società di certificazione Ecocert destina ai cosmetici biologici. Per ottenerlo, il contenuto deve essere composto per il 95% del peso da ingredienti naturali o di origine naturale, mentre gli additivi di sintesi non devono superare il 5% in peso e sono selezionati da un disciplinare. Almeno il 95% in peso degli ingredienti vegetali deve provenire da coltivazioni biologiche. Complessivamente almeno il 10% del peso degli ingredienti totali deve provenire da coltivazioni biologiche.

Certificazione biologica: sono i due marchi Bioagricoop. Il primo certifica che gli ingredienti possono essere
esclusivamente di “origine naturale” e che gli ingredienti di origine agricola o da raccolta spontanea devono essere certificati. Il secondo certifica che gli ingredienti sono “naturali” e/o “di origine naturale”, fatta salva la deroga relativa a massimo un 5% di prodotti di origine sintetica ammessi.

Certificazione Biodinamica: certifica che alcuni dei componenti vegetali sono stati prodotti attraverso agricoltura biodinamica. Un metodo più complesso e quasi mistico rispetto alla semplice coltivazione biologica che prende l’avvio dall’antroposofia di Rudolph Steiner.

Non testato su animali: pochi lo usano ma questo è il logo relativo allo standard per i prodotti “cruelty free”. Per maggior chiarezza riporto alcuni stralci di un articolo di Marina Berati, coordinatrice NoVisezione.org e di Vivo, e Massimo Tettamanti, chimico ambientale, responsabile per l’Europa del
centro I-Care, che si trova all’indirizzo internet www.veganhome.it/come/faq_cosmetici.php.
Cruelty-free è un prodotto che aderisce allo Standard internazionale
“Non Testato su Animali”. Lo Standard si riferisce
sia al prodotto finito che agli ingredienti. “Non Te-
stato su Animali” significa sicuramente che il prodotto finito
non è mai stato testato, mentre riguardo agli ingredienti
significa che non sono stati testati dopo una specifica data
(che varia da un produttore all’altro), chiamata cut-off date,
il che equivale a dire non tanto che nessuno degli ingredienti
sia mai stato testato (sarebbe impossibile), ma che
non viene incrementata la vivisezione. Nella pratica, significa
che il produttore si impegna a non comprare più ingredienti
nuovi a partire da quella data (infatti per ogni ingrediente
nuovo si devono compiere nuovi test).
Sul sito del Ministero della Salute ci informano che l’indicazione “non testato su animali”, qualsiasi simbolo o frase si usi, è consentita se “l’azienda e i suoi fornitori non hanno effettuato o commissionato sperimentazioni animali né sul prodotto finito o sul suo prototipo, né su alcun suo ingrediente e hanno usato ingredienti sottoposti da terzi a sperimentazioni animali al fine di ottenere nuovi prodotti cosmetici”. L’azienda deve essere in grado di provare questa affermazione assumendosene la responsabilità.

Ecolabel: è il marchio che la Comunità europea concede ai prodotti a basso impatto ambientale. Si considerano tutte le fasi della vita del prodotto: dalle materie prime, al costo ambientale della produzione, fino al confezionamento e alla riciclabilità. I criteri per l’assegnazione di questo simbolo in ambito cosmetico sono stati definiti solo nel 2007 per quanto riguarda  saponi, shampoo e balsami.

Commercio Equo e Solidale: Fairtrade-TransFair è un consorzio senza scopo di lucro costituito da organismi che lavorano nella cooperazione internazionale, nella solidarietà, nella finanza etica e nel Commercio Equo e Solidale. È nato nel 1996 come associazione per diffondere nella grande distribuzione questo genere di prodotti. Fairtrade-TransFair Italia fa parte di FLO (Fairtrade Labelling Organisations International), il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia, insieme ad altri sedici marchi che operano in Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone. Garantisce che i prodotti con il suo simbolo sono stati lavorati senza causare sfruttamento e povertà nel sud del mondo e sono stati acquistati secondo i criteri del Commercio Equo e Solidalecioè garantendo il giusto salario ai lavoratori, il pagamento anticipato della merce ed eventualmente il finanziamento di progetti di sviluppo sociale. Il risultato è stato l’avvio di un vero e proprio sistema di controllo e certificazione al quale si deve assoggettare ogni operatore della filiera, fino alla confezione marchiata. Tutte le organizzazioni nazionali aderenti a FLO hanno aderito a un percorso che ha portato a una riorganizzazione complessiva per separare nettamente chi controlla da chi è controllato (produttori, importatori e aziende licenziatarie) e a unificare il marchio di garanzia in un unico logo “Fairtrade”, uguale per tutti e ben identificabile dal consumatore. Accanto a questo però sono poi fioriti altri simboli di consorzi locali che possono aver aderito al Fairtrade-TransFair, oppure no: meglio verificare.

Codice a barre: immancabile su ogni prodotto, contiene una serie di informazioni per automatizzare le operazioni di carico, scarico, vendita e inventario dei prodotti, con indubbi vantaggi pratici. In Europa si utilizza il sistema EAN (European Article Numbering), composto da circa trenta barre verticali di spessore e distanza diversi, con alcuni numeri alla base. È proprio la distanza e lo spessore delle barre a fornire informazioni e anche le cifre hanno un significato ben preciso: le prime due si riferiscono alla nazionalità del produttore (80 è il numero dell’Italia); le altre cinque cifre vengono assegnate dalle singole ditte e si riferiscono ai prodotti; l’ultima cifra è invece il codice di controllo.

Spero che vi possa essere utile e vi invito a leggere tutto il libro, QUI,  davvero molto interessante e utile!
Fatemi sapere cosa ne pensate! 
^_^

9 commenti

  1. Veramente interessante e utile! Brava! :)

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  2. Grazie ragazze! Sono contenta che apprezziate! :) un bacio!

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  3. Post davvero utile, devo studiarmelo per bene! :)

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  4. @yuko e Spendi e spandi: sì è stata davvero una fortuna trovare questo libro online. Oltre ad essere molto interessante questa parte dei simboli, anche il resto non è affatto male! :)
    grazie per essere passate!

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  5. Cucù!
    Grazie per il tuo commento sul mio blog, sono passata da qui per dare un'occhiata e - devo ammetterlo! - questo blog mi piace moltissimo! Mi sono iscritta perché so che lo leggerò assiduamente, è molto completo, brava! :)
    A presto!

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  6. @giuneralia: ma grazie! mi fai arrossire :)) sono contenta ti piaccia il blog, ci metto tutta la mia passione :) nonostante non sempre riesca ad aggiornarlo in modo costante causa esami universitari -.- faccio il meglio che posso..!!
    @pamy: grazie mille anche a te cara! :)

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